RUOLO
Progettazione di 3 concept di retail e ristorazione ed elaborazione business plan economico-finanziario.
OBIETTIVI
- Creare la prima rete di distribuzione internazionale (mix di gestione diretta e franchising) dedicata ai veri prodotti agroalimentari Italiani
- Consentire a oltre 1000 produttori italiani di esportare in sicurezza i propri prodotti
- Progettare tre concept:
- Un Bakery Cafè di 40-60 metri quadrati
- Un Ristorante Casual Dining di 400 metri quadrati
- Uno Specialty Food Store di 500 metri quadrati
LOGICA DI AZIONE
- Individuare i Paesi dove effettuare lo sviluppo dei concept nel modo più rapido e profittevole
- Raccogliere i capitali necessari alla creazione della struttura manageriale e operativa e alla realizzazione dei primi locali
- Progettare nel dettaglio i concept: offerta alimentare, esperienza d’acquisto, modalità di servizio, design, immagine, comunicazione, modalità di vendita
- Individuare i master franchisee internazionali e gli importatori in grado di accelerare il processo di sviluppo
- Hardware: realizzare gli scaffali, i negozi, i ristoranti, le caffetterie
- Software: realizzare il piano di marketing in grado di sostenere il posizionamento e la notorietà del marchio, il traffico nei punti vendita, l’aumento e il consolidamento dello scontrino medio.
CONTENUTI
a) analisi
Analisi Paese: struttura economico-politica, comportamenti d’acquisto, variabili culturali, prospettive economiche, dimensioni della classe media, punti di forza e di debolezza dei concorrenti.
b) progettazione (sintesi)
Elaborazione dei manuali di ogni concept: Operation, Design e Architettura, Marketing e Vendite
Progettazione dei rendering di ogni concept, loro traduzione in capitolati di dettaglio per ogni elemento di arredo e di computo metrico per ogni elemento di costruzione.
Elaborazione del business plan sulla base di ipotesi di ricavo e costi target per ogni elemento di spesa fissa e variabile.
Elaborazione di tutte le procedure di produzione, igiene e sicurezza, servizio e gestione.
Elaborazione dei corsi di formazione e motivazione del personale, per tutti i profili di ruolo manageriali e operativi.
Elaborazione dei criteri di selezione dei prodotti, sulla base di parametri qualitativi, di certificazione per l’esportazione e di volumi di produzione.
Elaborazione del marketing plan sulla base di azioni internazionali, locali, di punto vendita.
c) Selezione dei prorotti e dei produttori
Realizzazione del catalogo prodotti, contenente referenze, prezzi, costi di trasporto, schede tecniche ed elementi formativi in merito a ogni singolo territorio, ingrediente, modalità di preparazione.
d) Creazione del team di formatori
Formazione del primo team di 12 persone in grado di far partire il piano di sviluppo sui primi 2 Paesi selezionati.
g) Sviluppo
Apertura dei punti vendita secondo uno sviluppo “epidemiologico”: primi 2 Paesi, consolidamento per un anno, apertura di nuovi 2 Paesi, consolidamento per un anno e così via.
Apertura media di punti vendita in ciascun Paese: 9 all’anno.
h) Affiancamento
Consulenza continuativa e affiancamento sul campo a livello operativo (produzione e servizio), commerciale, di vendita, di logistica, di controllo di gestione, di ricerca e sviluppo.
FATTORE CHIAVE DI SUCCESSO
La qualità straordinaria dei prodotti Italiani, la capacità di selezionarli ai giusti prezzi per ogni mercato.
La qualità del team di direzione e di formazione.
La qualità del team di marketing e degli investimenti effettuati in comunicazione.
La qualità delle partnership a livello istituzionale, di consorzi di tutela, di associazioni professionali di categoria, di media internazionali.
Una buona dose di fortuna, soprattutto:
– nella scelta delle persone giuste: oneste, preparate, affamate
– nella scelta delle location ove aprire i punti vendita: poco costose e molto trafficate. E’ pieno il mondo di location sbagliate, distanti 30 metri o sul lato opposto della strada dove esistono location super.
IL CONTESTO
Il marchio Italia agroalimentare ha un potenziale di prestigio e di mercato molto elevato, a forte rischio di erosione.
Le produzioni agroalimentari italiane sono sempre più richieste dai consumatori dei Paesi del vecchio mondo, e milioni di consumatori del nuovo mondo desiderano avvicinarsi alla nostra cultura alimentare e del vivere bene; tuttavia abbiamo sperimentato in prima persona negli ultimi anni che:
- i prodotti non sono distribuiti in modo costante, omogeneo e continuativo, né nei paesi del vecchio mondo, né in quelli del nuovo
- la gamma e i brand offerti ai consumatori internazionali sono molto limitati
- gli investimenti in comunicazione sui brand sono molto limitati
- i prodotti italiani “funzionano” quindi sono molto imitati, nei contenuti e nella comunicazione, una vera e propria truffa ai danni dei consumatori che ritengono di portare sulle proprie tavole prodotti italiani
- alla truffa (e all’erosione del marchio Italia) non di rado partecipano anche imprese italiane, che decidono di esternalizzare le loro produzioni, magari con il sostegno finanziario pubblico, o di inserire nei loro prodotti ingredienti stranieri, senza comunicarlo ai consumatori.
Il fenomeno dell’Italian sounding ha radici lontane (quando nell’800 gli emigranti italiani attivarono imprese agroalimentari e di ristorazione, senza poter contare per ovvi motivi logistici su ingredienti e prodotti importati) e un radioso futuro, sia per la mancanza di una tutela legale efficace, sia per il livello qualitativo dei prodotti, che si è evoluto in una gamma molto differenziata per qualità e prezzo, sia perché a differenza del prodotto originale italiano è possibile trovarlo ovunque e sempre.
E’ proprio l’entità di questo fenomeno a darci le dimensioni economiche del problema e dell’opportunità: senza voler ripetere dati ben conosciuti, basterà dire che è stato stimato in 164 milioni di euro al giorno, un valore economico di quasi tre volte superiore al valore delle esportazioni di prodotti dall’ Italia. Ciò provoca, oltre al danno economico per le imprese italiane (talvolta solo teorico, visto che in quei mercati loro non sono presenti), genera l’abitudine dei consumatori a considerare italiano qualcosa che italiano non è; l’opportunità è legata al fatto che esiste un mercato captive di parecchi milioni di consumatori (30 solo negli USA), che non va convinto di acquistare italiano, perché già pensa di farlo; per questo vogliamo metterlo in condizione di provare, confrontare e acquistare prodotti italiani.
Sulla base di queste considerazioni, abbiamo focalizzato le cause a nostro parere prioritarie dei problemi sopra citati:
– non esiste un canale distributivo internazionale dedicato ai prodotti originali italiani e al sostegno delle imprese italiane, in gran parte familiari o poco più;
– le imprese italiane sono troppo piccole per disporre dei capitali necessari a investire nei propri brand;
– le imprese italiane spesso non riescono o non vogliono attrarre manager di alto livello, in grado di operare all’estero;
– le imprese italiane, malgrado siano molto piccole, continuano in modo incomprensibile a tentare di andare all’estero da sole, o, ancora più incomprensibilmente, ad esternalizzare le loro produzioni, contribuendo all’erosione costante del brand Italia di cui approfittano.
Il progetto è nato proprio per cogliere questa opportunità di business, per tutto il sistema agroalimentare di qualità italiano.
IL TUTTO GRAZIE A:
True Italian WIne and Food Ltd.