I negozi chiudono, in tutto il mondo, per colpa dell’e-commerce. Il Center for retail research di Londra prevede che entro il 2018 chiuderanno oltre 60 mila negozi nel Regno Unito, perché il 21% degli acquisti verrà effettuato on line.
In Europa, il fatturato degli acquisti on line è di 305 miliardi di euro, ed è cresciuto in un anno del 22%: in Inghilterra, l’89,4% degli utenti on line acquistano sul web, in Francia l’87%, in Germania l’82,1%.
In Italia, il fatturato previsto per il 2013 supera gli 11,2 miliardi di euro, ed è cresciuto nell’ultimo anno del 17%. Ad oggi gli e-shopper italiani sono più di 14 milioni, l’anno scorso erano 7 milioni.
Negli USA il fatturato on line è di 280 miliardi di euro, ed è cresciuto in un anno del 19%; oltre l’80% degli utenti internet fanno regolarmente acquisti on line.
In Asia e Pacifico il fatturato degli acquisti on line è di 216 miliardi di Euro. In Cina, entro il 2015 il 44% degli utenti di internet acquisteranno regolarmente on line. In Australia il 7% dei consumatori acquistano on line.
I settori che hanno una percentuale di incremento maggiore del loro giro d’affari sono l’abbigliamento (+27%), l’informatica (+24%) e il grocery (+18%).
E’ chiaro cosa sta succedendo? I consumatori si stanno spostando dal negozio fisico a quello on line, e lo fanno per tre motivi principali: risparmio economico, comodità, possibilità di reperire prodotti che non si trovano nella loro città, o nel loro Paese.
L’acquisto on line stimola il cosiddetto cervello zombie, quello dei comportamenti impulsivi, che fa muovere in uno stato alterato di realtà. E’ come se uno fosse all’estero, nel cyberspazio. L’acquisto on line evita il ripensamento che ci prende in un negozio, quando ci interroghiamo se sia veramente il caso fare l’acquisto, o se ce lo si possa permettere.
E’ chiaro cosa sta accadendo? Preoccupati? No, se si prende questo andamento come un’opportunità enorme per realizzare un nuovo modello di retail, che unisca il meglio del negozio fisico e di quello on line.
Partiamo dai punti di forza di un negozio fisico:
– A tutti piace guardare le vetrine di un negozio, entrare in un ambiente accogliente; tutti quando immaginano un bel quartiere in cui vivere lo immaginano composto da belle strade, dal verde, dalla pulizia, da gente che si incontra, e da negozi belli e utili.
– Il negozio è ancora un passatempo sociale e psicologico, non è semplicemente un canale d’acquisto di oggetti o servizi.
– Il negozio può dare ai clienti un’esperienza umana, tangibile, viscerale, calda, che on line non si può (ancora) avere.
Su quest’ultimo punto si basa la costruzione di un nuovo modello di retail: competere sull’esperienza d’acquisto, non sui prodotti, perchè su questi ultimi l’on line è imbattibile, ha già vinto. I negozi privi di questa identità, chiuderanno, o certo non faranno fare soldi ai loro proprietari. I negozi con forte identità sono eccitanti, e rendono le città che li ospitano eccitanti.
Facciamo quindi un passo avanti, tracciamo le linee fondamentali di questo nuovo modello, sviluppando tre dimensioni: la location, il design, l’esperienza. Ma lo facciamo nel prossimo post.
FONTI
Monocle, Istat, Center for retail research, Il sole 24 ore, Netcomm, School of management del Politecnico di Milano.